Immagina di trovarti in tribunale, in piena causa di separazione.
Il tuo ex coniuge consegna al giudice una relazione investigativa che ti accusa di aver violato i doveri coniugali. Il documento è ricco di foto, orari, presunti comportamenti compromettenti.
Il giudice lo sfoglia, annuisce… e tu capisci che, se nessuno contesterà quel rapporto, rischi non solo di vedere attribuita a te la colpa della separazione, ma anche di subire conseguenze economiche pesanti.
Quello che molti non sanno è che molte relazioni investigative non sono inattaccabili. Alcune sono redatte da soggetti non autorizzati, altre raccolgono dati in violazione della legge, altre ancora contengono interpretazioni personali travestite da fatti.
E se nessuno lo fa notare al giudice, quelle criticità resteranno invisibili.
Il rischio delle prove investigative “date per buone”
Nelle separazioni con addebito di colpa, la parte che accusa l’altra presenta spesso la relazione investigativa come prova principale.
Se il documento non viene contestato:
- Il giudice può ritenerlo attendibile senza verifiche approfondite.
- Le sue conclusioni possono influenzare direttamente la decisione sull’addebito e quindi sugli aspetti economici (assegno di mantenimento, spese legali, divisione dei beni).
Ma se quella relazione è stata:
- redatta da chi non ha licenza prefettizia;
- realizzata violando norme di privacy e limiti di legge;
- costruita con dati parziali o letture soggettive;
allora può essere smontata e resa inutilizzabile in giudizio.
4 segnali che una relazione investigativa può (e deve) essere contestata
- Manca l’indicazione della licenza prefettizia
Ogni investigatore autorizzato deve riportare nel rapporto il numero di licenza rilasciato dalla Prefettura. Se non c’è, il documento potrebbe essere stato redatto abusivamente. - Prove raccolte in contesti privati senza consenso
Foto o registrazioni all’interno di luoghi privati (abitazioni, uffici) senza autorizzazione possono costituire violazione di domicilio e non essere ammesse in giudizio. - Conversazioni e dati digitali acquisiti fraudolentemente
Chat, messaggi, email o registrazioni vocali ottenuti accedendo senza autorizzazione a dispositivi o account altrui costituiscono gravi violazioni di legge e rendono inutilizzabili le prove in tribunale. - Incongruenze tra testo e allegati
Date, orari o descrizioni che non corrispondono a ciò che mostrano foto e video sono un forte indizio di scarsa attendibilità e possono minare la credibilità dell’intera relazione.
Consiglio dell’investigatore: Se anche solo uno di questi elementi è presente, chiedi subito al tuo avvocato di incaricare un investigatore privato autorizzato per una perizia di parte. Potrebbe essere il passo decisivo per ribaltare l’esito della causa.
Perché la perizia di parte è fondamentale
Un investigatore privato autorizzato incaricato dalla parte accusata può:
- Verificare la legittimità dell’autore del rapporto.
- Analizzare la metodologia di raccolta prove per scoprire violazioni o limiti tecnici.
- Individuare contraddizioni e discrepanze interne alla relazione.
- Produrre una contro-relazione tecnica chiara, depositabile in giudizio dal proprio avvocato.
I vantaggi concreti
- Evitare decisioni ingiuste: un rapporto illegittimo può essere escluso dal processo.
- Riequilibrare il processo: una perizia solida dimostra che la difesa è basata su dati e non su semplici dichiarazioni.
- Proteggere il patrimonio: l’addebito può comportare pesanti conseguenze economiche; smontare una prova debole può evitarle.
Nelle separazioni con addebito, una relazione investigativa non contestata può valere più di mille parole dell’avvocato avversario.
Far periziare quel documento da un professionista autorizzato è il modo più efficace per portare all’attenzione del giudice eventuali violazioni, errori o forzature.
Perché la verità processuale si costruisce anche difendendo il proprio diritto a una prova corretta e legittima.
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